Archivio della categoria Subacquea

La risalita

La risalita costituisce una fase particolare dell’immersione perche’ e’ il momento in cui inizia la decompressione. Il sub e’ letteralmente immerso in un mare di tabelle e di computer subacquei elaborati con differenti metodiche di risalita sopratutto per quanto riguarda la velocita’ ed eventuali tappe decompressive. Il parere di molti medici e ricercatori e’ quello che non ha grande importanza il tipo di tabella usata (Us Navy, dsat, bhuhmann, dciem eccetera), ma e’ invece fondamentale che il subacqueo rispetti fedelmente i dati della tabella adottata senza improvvisazioni di alcun tipo. Osservando sia le tabelle che i computer possiamo notare la tendenza a velocita’ di risalita che gravitano intorno ai 10 metri-minuto, anche se vi sono in commercio strumenti programmati con diverse velocita’ di risalita determinate dalla profondita’ del momento. Il fatto che vi sia un “mare di tabelle e computer” diversi tra loro e che quindi non esista un perfetto calcolo matematico della decompressione deve far riflettere sui potenziali rischi dell’immersione sportiva e quindi devono essere applicate le procedure cautelative che tutti i sub conoscono. La risalita lungo la cima dell’ancora e’ sicuramente la piu’ agevole. I sub possono controllare facilmente la propria velocita’ di risalita, possono fermarsi e risolvere un inconveniente del momento (es.: blocco inverso all’orecchio medio) senza perdere quota o essere trascinati via dalla corrente, oltre a questo si potranno effettuare comodamente le soste di decompressione o quella di sicurezza. A tutti questi vantaggi ne possiamo aggiungere un altro, poco citato ma non da sottovalutare, e cioe’ il vantaggio psicologico determinato dal sapere di essere sotto la barca, cioe’ “a casa”.

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Comportamento sul fondo

II positivo comportamento sul fondo nasce da un effettivo sistema di coppia. E’ fondamentale controllarsi reciprocamente e stabilire un buon assetto con l’ausilio del gav. L’assetto neutro in immersione garantisce un minor consumo di aria, allontana l’iperventilazione incontrollata (affanno), diminuisce l’assorbimento di azoto, in quanto il subacqueo esegue poco lavoro muscolare, ed infine vi sono meno probabilita’ di sollevare sospensione cosi’ poco gradita ai sub che si immergono con macchina fotografica o telecamera. In profondita’ occorre eseguire una respirazione piu’ “tecnica”, eseguendo ampie inspirazioni/espirazioni in modo da evitare un ristagno del biossido di carbonio, fonte primaria dell’affanno. Anche il manometro de essere visionato piu’ frequentemente che in basse profondita’ e ricordiamo come le ultime 50 atmosfere sono di riserva e non devono essere usate per prolungare la nostra immersione.

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La discesa

La discesa dovrebbe, quando possibile, essere effettuata lungo una cima solitamente rappresentata dalla catena dell’ancora. Occorre porre attenzione all’ondeggiamento della prua della barca che, in caso di mare non perfettamente calmo, puo’ oscillare pericolosamente. In tale evenienza e’ opportuno immergersi di fianco all’imbarcazione e raggiungere in immersione la cima di orientamento. Scendere lungo una cima con i piedi verso il fondo favorisce la compensazione e previene il disorientamento, oltre a questo si ha sempre sotto controllo il proprio compagno. La discesa “nel blu” e’ sicuramente piu’ emozionante, ma puo’ essere fonte di stress psicologico ed in caso di presenza di corrente puo’ far “scarrocciare” i subacquei con conseguente perdita dell’orientamento, senza considerare gli eventuali problemi legati alla risalita. La velocita’ di discesa non dovrebbe superare i 20/22 metri/minuto, in quanto alcune ricerche scientifiche hanno individuato nella rapida velocita’ di discesa una componente che puo’ favorire l’innesco della narcosi da azoto.

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Entrata in acqua

Le entrate in acqua si dividono in due tipologie: dalla riva e dalla barca. Le entrate dalla riva sono solitamente piu’ agevoli per gli ampi spazi a disposizione, contrariamente a quelli ridotti delle barche. Dalla barca pero’ siamo subito in acque profonde tali da entrarvi rapidamente senza dover trascinare l’attrezzatura su sabbia e ghiaia come talvolta avviene. L’entrata in acque poco profonde da riva dovrebbe avvenire con il subacqueo che indossa l’attrezzatura pesante e le pinne solo con l’acqua gia’ a livello dei fianchi, per una maggiore facilita’ nella vestizione, e per una maggiore sicurezza (quante cadute per voler camminare all’asciutto con le pinne!) e per una maggiore cura della propria attrezzatura. Se vi e’ risacca, questa dev’essere valutata scrupolosamente; se la profondita’ e lo stato del mare lo consentono, il sub puo’ completare la sua vestizione oltre i frangenti, in caso contrario deve vestirsi completamente fuori dall’acqua, ma in questo caso dovrebbe essere valutato se le condizioni ambientali del momento sono tali da far rinunciare a quel luogo di immersione. L’entrata in acqua dalla barca e’ condizionata da vari fattori: se l’accesso in acqua e’ dato da una plancia a pochi centimetri dalla superficie, oppure se il sub deve superare un dislivello di 1 metro o piu’. L’ingresso in acqua dalla plancia e’ sicuramente un metodo ottimale e comodo in quanto si puo’ scendere in mare stando seduti, quindi, con maschera indossata e aeratore in bocca, con il gav leggermente gonfio si compie una leggera rotazione facendo leva con le mani sulla plancia stessa e ci si lascia scivolare dolcemente in acqua. Nel caso pero’ di mare mosso questa procedura non e’ valida e si deve procedere con la tecnica comunemente chiamata “passo da gigante”. Il sub con l’attrezzatura completamente indossata (e’ raccomandata l’assistenza di un compagno o di un marinaio), dopo avere eseguito il controllo pre-immersione si pone l’erogatore in bocca e con il gav gonfio al 50% salta con le gambe ben divaricate (conseguenza logica del passo in avanti) che richiude appena in acqua in una specie di pinnata verso la superficie, che ne impedisce, insieme alla spinta del gav, l’eccessivo affondamento. Un’altra tecnica di entrata in acqua dalla barca e’ quella della vestizione in mare. In questo caso e’ opportuno valutare che vi sia assenza di corrente, quindi il sub dopo aver calato in acqua lo s.c.u.b.a. (bombola e jacket con erogatore montato) assicurato ad una cima e con il gav gonfio, la rubinetteria chiusa ma con il sistema pressurizzato, scendera’ in acqua a sua volta indossando l’a.r.a. in modo agevole e rapido senza pericolo di cadute. Ovviamente, prima di indossare le bombole si dovra’ provvedere a riaprire la rubinetteria. In quest’ultimo tipo di entrata il controllo pre-immersione dovra’ essere eseguito in superficie (a galla). La barca deve disporre a poppa di una sagola galleggiante agganciata, in fase finale, ad un pallone segna-sub. E’ buona norma durante le immersioni dalla barca, posizionare la propria attrezzatura vicina a quella del compagno, in modo da operare senza disturbare le operazioni di eventuali ulteriori subacquei.

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II controllo pre-immersione

Il controllo pre-immersione e’ una delle forme di sicurezza piu’ importanti e ripetutamente ignorata da molti sub. Il controllo pre-dive consiste nel controllo incrociato della attrezzatura subacquea all’interno di una coppia di sub. Il sub A controllera’ al sub B che la rubinetteria della bombola sia completamente aperta, che gli erogatori funzionino, la quantita’ di aria segnalata dal manometro, il funzionamento dell’insufflatore-aria del gav, sia in carico che in scarico, le fruste del secondo erogatore e del manometro, la cintura dei pesi, e altre componenti come il posizionamento del cinghiolo della maschera, la maschera, le pinne, la bombola, lo schienalino del gav. Dopo di che, sempre il sub A, dara’ il segnale o.k. al sub B che ripetera’ lo stesso controllo sull’attrezzatura del sub A.

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