Archivio della categoria Pesci del Mediterraneo

PESCE SERRA

Ordine: PERCIFORMI
Famiglia: Pomatomidae
Genere: Pomatomus

Pomatomus saltator (Linneo) 1758***

Generalita’

Ha il corpo allungato e compresso ai lati. Gli occhi sono circolari e abbastanza piccoli. La bocca e’ armata di denti acuminati, taglienti, di forma pressoche’ triangolare. La mandibola e’ leggermente prominente. Il preopercolo, inferiormente, e’ finemente seghettato, l’opercolo porta una sola spina appiattita. Le pinne dorsali sano due di cui la prima, formata da raggi spinosi, e’ molto bassa, mentre la seconda, costituita da raggi molli, e’ relativamente alta; l’anale e’ all’incirca uguale e opposta alla seconda dorsale; le pettorali e le ventrali sono molto ridotte. Il colore e’ grigio-verde-scuro o piombo-azzurrastro sul dorso, piu’ chiaro sui fianchi e sul ventre. Alla base delle pettorali c’e’ sempre una macchia nerastra. Puo’ raggiungere la lunghezza di 100 cm e toccare i 10 kg di peso.

D1= VII/VIII; D2=I-25/28; A=II+I-25/27; P=16/18;V=I-5

Costumi

E’ un pesce pelagico, dalle abitudini gregarie. E’ voracissimo ed ingordo poiche’ rincorre Cefali, Latterini o altre prede anche se e’ sazio.

Pesca

Si pesca con reti da posta superficiali, reti da circuizione e soprattutto con lenze da traina innescate con esche naturali, vive o morte, e artificiali. La pesca del Pesce serra, con la lenza, e’ molto divertente poiche’ l’animale e’ estremamente combattivo e si difende fino allo stremo delle sue forze.

Commestibilita’

Ha carni non ugualmente apprezzate in tutte le regioni. In Turchia e in Grecia sono ritenute eccellenti, al pari di quelle della Spigola.

Distribuzlone nei mari d’Italia

Il Pesce serra, un tempo diffuso lungo tutte le nostre coste, comincia ad apparire con sempre minore frequenza poiche’ e’ attivamente pescato con reti da posta o con reti da circuizione. In piu’ esso e’ molto cacciato nei paesi di provenienza, Turchia o Grecia, ove ha una notevole importanza economica.

Note o curioslta’

Nei nostri mercati la sua carne e’ poco apprezzata motivo per cui viene spesso venduto per Spigola o per Ricciola, con cui c’e’ una certa rassomiglianza. Questo pesce e’ la dannazione dei pescatori professionisti poiche’ un intero branco puo’ causare alle reti danni ingentissimi in quanto i loro affilati denti provocano squarci enormi. L’animale e’ parassitato dal Trematode Mierocotyle paradoxus e dal Copepode Caligus bonito. Si racconta, a proposito del Pesce serra, che un importatore londinese abbia comprato dalla Spagna un carico di questi pesci scambiandoli per Acciughe giganti. Non c’e’ tanto da stupirsi perche’ in spagnolo o in portoghese il nome del Pesce serra e’ Ancjova. Il Pesce serra non e’ tipico del Mediterraneo ma e’ cosmopolita. Lungo le coste degli Stati Uniti e’ chiamato Bluefish o Skipjack che vuol dire Saltatore; nella Virginia Greenfish, Pesce verde; a New York, Horse makerel, Scombro cavallo. Il Pesce serra proviene, sembra, dalle acque della Turchia ove forma oggetto di pesca industriale. I pescatori turchi, esperti nella sua cattura, hanno l’avvertenza, appena portato in barca, di mettervi il piede sopra e vicino alla testa, tenendo la lenza in tiro, poiche’ se viene liberato spicca salti cosi’ alti che ricade quasi sempre in acqua. Il Pesce serra, quando arriva in barca, gonfia gli opercoli e di cio’ approfitta il pescatore che cerca di estrarre l’amo dall’opercolo e mai dalla bocca, allo scopo di evitare morsi abbastanza dolorosi prodotti dai denti aguzzi come bisturi che causano ferite difficili da guarire.


Da “Atlante dei pesci dei mari italiani” di Francesco Costa

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PESCE SCIABOLA

Ordine: PERCIFORMI
Famiglia: Trichiuridae
Genere: Lepidopus

Lepidopus caudatus (Euphrasen) 1788****

Generalita’

Ha il corpo molto allungato e sottile ai lati, assai simile ad una grossa cintura. La bocca e’ abbastanza grande, incisa, munita di denti acuminatissimi e taglienti, disposti su una unica fila; la mascella inferiore e’ sporgente mentre quella superiore e’ leggermente ricurva. La pinna dorsale e’ abbastanza allungata: inizia nella regione della nuca e termina sul peduncolo caudale; le pettorali sono relativamente piccole e inserite quasi verticalmente; le ventrali sono ridotte e costituite da due piccole scaglie dure; l’anale, invece, e’ composta di due minuscoli raggi poco evidenti perche’ infossati nella pelle. La coda e’ relativamente piccola, molto forcuta, a lobi appuntiti. Il colore dell’animale, appena pescato, e’ argentato ma dopo alcune ore dalla sua cattura, pur mantenendo la sua naturale brillantezza, presenta parecchie chiazze brunastre. Puo’ misurare fino a 2 m di lunghezza.

D = C/CV; A = XXXI/XXXVI-21/25; C = 18; P = 12; V = 1

Costumi

Vive a notevoli profondita’ ma puo’ risalire a quote batimetriche meno elevate in cerca di cibo. Si nutre di pesci ed e’ estremamente vorace; a volte rincorre tutte le specie simili che sono allamate nei palangresi e le dilania con la poderosa dentatura.

Pesca

Si cattura con reti superficiali, dette ciancioli, calate di notte in presenza di una potentissima fonte luminosa. Nello Stretto di Messina la pesca del Pesce sciabola vanta antiche tradizioni, basti pensare che esiste proprio il mestiere di “spadularu” cioe’ di pescatore di Pesce sciabola che si tramanda spesso di padre in figlio. La pesca di solito avviene nel tratto di mare tra la cosiddetta Punta S. Raineri e Reggio Calabria e alle prime luci dell’alba. La lenza usata non e’ altro che un lunghissimo palangrese innescato pero’ con la estremita’ posteriore del pesce (un pezzetto di peduncolo caudale tagliato a striscette). Il mestiere va tenuto in acqua per alcune ore e, a un segnale convenuto, tutti i palangresi vanno recuperati contemporaneamente da ciascuna imbarcazione. Se la corrente e’ favorevole puo’ accadere che in ogni amo ci sia allamato un Pesce sciabola cosicche’ il pescato puo’ superare anche il peso di 2 quintali.

Commestibilita’

Ha carni buone e delicate.

Distribuzione nei mari d’Italia

E’ comune nel Golfo di Napoli, comunissimo nello Stretto di Messina e piuttosto raro in tutti gli altri mari.

Note o curiosita’

Questo pesce e’ cosi’ abbondante nello Stretto di Messina che viene commercializzato spesso lungo le spiagge perfino nei giorni festivi. Per sottolineare la bonta’ delle sue carni, in vernacolo il pesce viene chiamato “signurina du mari”, cioe’ signorina del mare. L’animale e’ parassitato dal Copepode Caligus lepidopi che aderisce soprattutto alla pelle.


Da “Atlante dei pesci dei mari italiani” di Francesco Costa

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PESCE SAN PIETRO

Ordine: ZEIFORMI
Famiglia: Zeidae
Genere  : Zeus

Zeus faber Linneo 1758***

Generalita’

Ha il corpo alto, molto compresso ai lati. L’occhio e’ grande, leggermente ovale, posto quasi sul dorso. La bocca e’ molto incisa, enorme e protrattile. Su entrambe le mascelle sono presenti da 3 a 5 serie di dentini conici, mentre altri sono anche impiantati sul vomere. La pinna dorsale e’ unica, distinta in due porzioni: la prima e’ costituita da robusti raggi spinosi, allungati ed appuntiti, terminanti con formazioni filiformi soprattutto negli esemplari giovanili, mentre la seconda e’ formata da raggi molli, poco allungati; anche l’anale si divide in due porzioni indipendenti tra di loro: la prima e’ formata da 3-4 grossi raggi spinosi appuntiti, uniti tra di loro da una membrana interradiale, mentre la seconda e’ formata da raggi molli; la caudale e’ molto sviluppata mentre le pettorali sono piuttosto piccole; le ventrali sono abbastanza allungate; alla base dei raggi molli della dorsale e dell’anale sono presenti numerose formazioni spinose, talvolta inserite su ogni lato. Molte altre sono impiantate anche sul ventre, sugli opercoli e alla base dei raggi spinosi della dorsale. Il colore dell’animale e’ verde olivaceo oppure grigiastro con riflessi argentati o giallastri. Nel centro di ogni lato e’ presente una macchia tondeggiante, brunastra, orlata di chiaro. Negli esemplari giovani, a volte, sono presenti strisce ondulate e macchiette scure. L’animale puo’ arrivare fino a 60 cm di lunghezza e toccare il peso di 6 kg.

D = IX/XI-21/25; A = III/IV-20/23; C = 15; P = 13; V= I-6

Costumi

Vive su fondi sabbiosi, fangosi ed anche rocciosi con ricca vegetazione. E’ una specie vorace e si nutre principalmente di pesci o di Molluschi che divora con rapidita’ aspirandoli fulmineamente, quasi creando una corrente d’acqua. Contrariamente a quanto scrivono molti ittiologi, l’animale non e’ affatto un cattivo nuotatore poiche’, da osservazioni dirette, e’ stato visto che puo’ essere velocissimo, in grado di nuotare a scatti in tutti i sensi. Generalmente tiene il corpo un po’ inclinato e sembra che riesca anche a seppellirsi nella sabbia. Puo’ spingersi fino a 200 metri di profondita’.

Pesca

Si cattura con le reti a strascico dei pescherecci ma abbocca anche nelle lenze di profondita’ innescate con Vermi, Crostacei ed esche finte.

Commestibilita’

Ha carni bianche e saporite, maggiormente apprezzate nei primi tre mesi dell’anno. E’ un pesce piuttosto costoso se si tiene conto che il peso della testa e delle interiora e’ pari a circa due terzi del peso dell’intero esemplare. Stranamente, questo animale dalle carni eccellenti, e’ poco apprezzato nel Meridione d’Italia.

Distribuzione nei mari d’Italia

E’ conosciuto lungo tutte le nostre coste, ma e’ piu’ frequente nel Mare Adriatico.

Note o curiosita’

Fino a qualche tempo fa gli ittiologi separavano le specie Zeus faber pescate nei mari d’Italia da quelle pescate in altri mari europei, in quanto queste ultime avevano una forma piu’ allungata, i raggi spinosi piu’ robusti oltre a placche ossee molto piu’ grosse, disposte lungo le basi della pinna dorsale e della seconda pinna anale. Le specie europee venivano indicate con il nome di Zeus pungio e considerate quindi come specie a se stanti o, secondo altri autori, come sottospecie, denominate Zeus faber pungio. Solo recentemente e’ stato confermato che si tratta di semplici variazioni morfologiche che non giustificano la creazione di due distinte specie. L’animale presenta, come si e’ detto, due macchie nerastre lungo i fianchi (una per agni lato) che, secondo la leggenda, rappresenterebbero le impronte delle dita di San Pietro che aveva preso il pesce allo scopo di ricavarne l’obolo occorrente per il tributo. Scientificamente si chiama Zeus, che significa Giove, in quanto il pesce era stato consacrato al Re degli Dei e faber, che significa artefice. Ma le curiosita’ di questo pesce, che nell’insieme ha un aspetto buffo e carnevalesco, non finiscono qui: quando e’ catturato emette una specie di grugnito, simile ad un porcellino. Curioso e’ anche il fatto che nel Messinese viene chiamato Itala e proprio a Messina esiste un paese chiamato Itala in cui il pesce, pur essendo commercializzato, di solito non viene mangiato. Non si sa bene se cio’ sia dovuto alla sacralita’ della leggenda o ad alcune credenze popolari che fanno del Pesce San Pietro un animale poco apprezzato.


Da “Atlante dei pesci dei mari italiani” di Francesco Costa

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PESCE PILOTA

Ordine: PERCIFORMI
Famiglia: Carangidae
Genere: Naucrates

Naucrates ductor (Linneo) 1758***

Generalita’

Ha il corpo fusiforme, poco compresso ai lati. La testa e’ allungata e massiccia. Il peduncolo caudale, lateralmente, porta due carene abbastanza sviluppate. L’occhio e’ piccolo e circolare. Le pinne dorsali sono due, di cui la prima, costituita da raggi spinosi molto corti, e’ poco visibile poiche’ e’ infossata sul dorso; la seconda dorsale, costituita da raggi molli, e’ molto piu’ allungata e lievemente incavata; l’anale, quasi opposta alla seconda dorsale, e’ preceduta da due corte spine; la caudale e’ abbastanza grande, forcuta, a lobi lievemente appuntiti. Il colore dell’animale e’ grigio argenteo, tendente all’azzurro. Il corpo e’ attraversato da 5-6 fasce verticali, di colore blu-nero o bruno-nerastro. Il margine della coda e’ di colore bianco azzurrastro preceduto da una fascia nera. Puo’ raggiungere una lunghezza massima di 70 cm. Mediamente, pero’, misura 25-35 cm.

D1 = IV/V; D2 = I-26/28; A = II + I-16/18; C = 5-17-5; P = 17/20; V = I-5

Costumi

E’ un pesce pelagico, di abitudini gregarie. Viene anche chiamato Pesce ombra poiche’ ha l’abitudine di stare all’ombra di corpi vaganti. Si nutre di pesci, Molluschi e di Crostacei del genere Lepas. E’ una specie molto vorace.

Pesca

Si pesca con reti da circuizione, soprattutto di notte, previa attrazione mediante una potente fonte luminosa. Abbocca facilmente alle lenze superficiali da traina innescate con esche artificiali.

Commestibilita’

Ha carni mediocri, bianche ma un po’ flaccide; sono apprezzate solo dai Maltesi che le cuociono in acqua di mare.

Distribuzione nei mari d’Italia

E’ una specie poco comune nei mari d’Italia eccetto nelle acque tirreniche e ioniche della Stretto di Messina ove si cattura in buone quantita’. Appare percio’ molto spesso nei mercati rionali, ma e’ poco richiesto.

Note o curiosita’

Questo animale e’ dovunque chiamato con il nome di Pesce pilota per l’abitudine di accompagnare le navi o qualunque altro natante. Il suo nome scientifico, infatti, Neucrates doctor significa “conduttore di imbarcazioni o navi”. Questa specie e’ conosciuta sin dall’antichita’ ed e’ ricordata da numerosi autori classici. Secondo alcune credenze popolari esso aveva il compito di guidare gli squali; oggi, invece, si sa che si tratta di un semplice caso di commensalismo, una particolare associazione simbiontica che consiste nella utilizzazione in comune di riserve alimentari, con vantaggio di uno dei conviventi, senza arrecare danno diretto all’altro. E’ anche errata la credenza che questi pesci depongano le uova sulla pelle degli Squali. L’animale e’ parassitato dal Copepode Pennella crassicornis.


Da “Atlante dei pesci dei mari italiani” di Francesco Costa

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PESCE MARTELLO

Ordine: SQUALIFORMI
Famiglia: Sphyrnidae
Genere: Sphyrna

Spkyrna zyganea (Linneo) 1758***

Generalita’

Come tutti gli Squaliformi, ha il corpo slanciato e allungato. Il capo e’ molto appiattito, con due espansioni laterali alle cui estremita’ sono situati gli occhi e le fessure nasali. La bocca, inserita in posizione ventrale, e’ munita di denti molto appuntiti, con cuspidi triangolari, a margini lisci nei giovani e lievemente seghettati negli adulti. La pelle e’ ricoperta di scaglie disposte ad embrice, con 3-5 dentelli appuntiti e 3-7 carene. L’animale e’ provvisto di due pinne dorsali, di cui la prima e’ molto sviluppata, di forma pressoche’ triangolare mentre la seconda, assai distante dalla prima, e’ molto piu’ piccola, bassa e terminante con una appendice rivolta verso la pinna caudale; quest’ultima e’ molto allungata, a lobi disuguali; la pinna anale e’ pressoche’ uguale ed opposta alla seconda dorsale; le pettorali sono molto grandi, di forma triangolare mentre le ventrali sono assai ridotte. Il colore dell’animale e’ grigio-ardesia, grigio scuro o bruno-nerastro. Il ventre e’ di colore bianco sporco. Puo’ raggiungere la lunghezza di 4 m.

Costumi

E’ un animale dalle abitudini pelagiche. E’ molto vorace per cui e’ ritenuto abbastanza pericoloso per l’uomo. Si nutre di pesci e Cefalopodi ma non e’ raro trovare nel suo stomaco detriti di vario genere che l’animale mangia seguendo la rotta delle navi.

Pesca

Si cattura con reti da posta o con i palangresi galleggianti usati per la pesca del Pesce spada. In superficie si cattura abbastanza facilmente con gli arpioni.

Commestibilita’

Ha carni commestibili ma poco apprezzate. In Sicilia vengono mangiate dopo essere state messe a bagno per alcune ore con aromi, allo scopo di eliminare un odore particolare che gli isolani, in vernacolo, chiamano “bistinu”, selvatico. In Giappone sono ritenute ottime.

Distribuzione nei mari d’Italia

E’ conosciuto lungo tutte le nostre coste ma e’ piuttosto frequente nello Stretto di Messina, nei periodi di giugno-agosto. Nell’Adriatico e’ stato pescato al largo di Caorle, in provincia di Venezia.

Note o curiosita’

Contrariamente a molti Squaliformi, il Pesce martello non si ambienta in acquario, muore infatti dopo poche ore. In Italia viene importato congelato e, privato di coda e di testa, viene venduto con il nome generico di Vitello di mare, termine che accomuna tutti gli Squalidi messi in vendita nei mercati. Nei nostri mari e’ presente, forse, una specie molto simile, chiamata Pesce stampella (Sphyrna tudes), con carni discrete, segnalata da Nardo nel 1847 con il nome di Sphyrna chiereghini, nelle acque dell’Adriatico. Il fegato del Pesce martello contiene abbondante olio ricco di vitamine. Il suo zigrino viene usato per levigare l’avorio e per delicati lavori di ebanisteria. La sua pelle, opportunamente conciata, da’ un ottimo cuoio. Il Pesce martello, che raggiunge la maturita’ sessuale quando tocca i 2 metri di lunghezza, partorisce in primavera dando alla luce circa 10-40 esemplari le cui dimensioni si aggirano sui 40-50 cm. E’ abbastanza ghiotto di Miliobatidi e di Raidi. L’animale e’ parassitato da Copepodi (Nemesis robusta, Nesippus alatus e Pandarus satyrus), da Irudinei del genere Pontobdella, da Trematodi (Squaloncotyle sphyrnae) nonche’ da numerosi Cestodi appartenenti ai generi Phoreiobothrium, Cylindrophorus, Ichthyotaenia, Nybelinia.


Da “Atlante dei pesci dei mari italiani” di Francesco Costa

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