COME SI MANGIAVA A BORDO DEI VELIERI LIGURI – 1


La panatica era tutto quello che si riferiva alla somministrazione del vitto. Anticamente, era compito delle comandate (turno di guardia a bordo di navi militari), in accordo con il cuoco distribuire il mangiare. Il cuoco diventava, di fatto, dispensiere, infatti, era più importante conservare il cibo che cucinare, non esistendo frigo o ghiacciaia. Il menu che ogni giorno propinava alla ciurma basta un po' di sugo con pomodori di conserva, passati al setaccio, posti in albanelle di ceramica (Arbanella è un termine in uso nella lingua ligure per definire un tipo particolare di barattolo in vetro, utile come contenitore per alimenti e conserve dolci e salate) e coperti d'olio, si mangiavano minestroni con patate e zucca e cavoli fagioli secchi, castagne secche, fave secche, piselli secchi, riso e pasta secca.
Alla ciurma farina di mais, ceci. Come carne regnava sovrano il lardo e la carne salata. Pesce secco: stoccafisso e baccalà. Pesce salato, acciughe sotto sale ed aringhe, pesce sotto sott'olio e tonno in barili.
Il pane non esisteva, regnava sovrana la galletta (A bordo la galletta era l'unico "pane" per i marinai e si conservava per lunghi periodi. Per prepararla si usava una ricetta semplice: farina, acqua, malto, lievito di birra e sale. Venivano infornate e cotte e la consistenza finale era quella di una ciambellotta dura come il marmo. Le gallette venivano poi imbarcate per i lunghi viaggi. Prima dell'uso, venivano bagnate con l'acqua di mare, olio d'oliva e acciughe salate e ne veniva fuori una pietanza povera che non richiedeva cottura, non sempre possibile sulle barche dell'epoca e su quelle da pesca. A bordo le gallette venivano conservate in cassoni foderati di zinco per mantenerle lontane dall'umidità, dagli scarafaggi e dai topi ma, ciò nonostante, dopo un paio di mesi di navigazione spesso le gallette venivano "abitate" da vermi biancastri ma guai a buttarle. Si prendevano e si adagiavano, o meglio, si sbattevano più volte sul tavolo, se non sulla coperta, per esserne liberate dai vermetti e renderle così mangiabili)
Come bere il vino de maina o cancarone (Cancarone non è un tipo di vino né un nome. Si usa in Liguria soprattutto per indicare un vino scadente, che costa poco e vale meno).
L'olio e derivati come numerose erano le confetture di funghi sott'olio, sotto aceti ecc. basilico sotto sale e bugliacche di pesto, che teneva lontano lo scorbuto. Un riguardo era il cavolo trapiantati in cassette di sabbia rivenuto nell'acqua, erano tagliati alla julienne si chiama "insalata alla camoglina".
Grandi scorte di prugne, fichi secchi, zibibbo, mele arance e limoni.
Per i momenti speciali c'erano la grappa e la cagna, una specie di rum molto scadente a basso prezzo serviva anche come medicina. Un bicchiere di grappa equivaleva ad una trasfusione. Per le altre malattie, tintura d'iodio, impiastri di senape e impiastri di semi di lino e la solita camomilla e cristeri al sapone di Marsiglia. (segue)
(estratto da "Imponderabile mondo del marinaio ligure visto da Luì Cerìn: tra Tempeste e Dragunne" - Sanremo News 25/01/2012)

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