Ida Castiglioni e la storia della Cape2Rio su Bolina


Ida Castiglioni (velista, giornalista e architetto) ricostruisce la storia della Cape2Rio e ricorda la sua doppia partecipazione alla regata in un bell’articolo pubblicato su Bolina di gennaio.

Giovanni Soldini, che con Maserati nel 2013 ha conquistato il primato sulla Rotta dell’oro da New York a San Francisco, ha ora in programma due sfide. Il 4 gennaio nell’Atlantico del sud con la Cape2Rio per essere più veloce di Zefirus 4, che nel 2000 percorse le 3.300m in 12g 16h 4’. A partire da giugno nel nord Atlantico, per ritentare il record della traversata da ovest a est, 2925 miglia dal faro di Ambrose al Capo Lizard. Per i monoscafi, il tempo da battere è di 6g 17h 52’ 39” stabilito nel 2003 dal Mari-Cha IV, schooner in carbonio con 2 alberi di 45 m e lungo 42m, il doppio del VOR70 Maserati. Robert Miller lo fa costruire solo per abbassare il record già da lui stabilito nel 1998 con Mari-Cha III e ci riesce, rimanendo per 4 mesi in stand-by a New York. “Saremo pronti da maggio ma cercheremo una finestra più in là – giugno, luglio ma anche settembre – rispetto all’altra volta, quando siamo partiti a fine maggio e abbiamo avuto 24 ore di terrore al passaggio di Terranova, circondati dagli iceberg, affidati al solo radar” commenta Soldini e aggiunge “correre contro il tempo ti lascia libero di cercarti la strada. In regata sei più vincolato, devi controllare gli altri”. La Cape2Rio è una regata storica, che ha inaugurato le grandi sfide moderne sugli oceani. Al primo via del 1971 c’é Giorgio Falck con il Guia, 4° su 15. Nel 1973 gli scafi italiani sono tre, Koala di Doi Malingri, Ganbare di Puccinelli e Fogar, e Namar, l’Amel di Edo Guzzetti su cui sono imbarcata. La 3° edizione del ’76 allinea il Chica Tica di Di Mottola con Gigio Russo, all’arrivo vittorioso overall, e il Criloa di Zara Pascoli con la sottoscritta e un equipaggio di sole donne. Soldini e Maserati corrono oggi per vincere. A bordo un equipaggio internazionale, tra cui Guido Broggi e il tailer Pierre Casiraghi dello YC Monaco. Turni tirati, molta fatica ma, ben diversamente dalla Volvo, in cucina pochi liofilizzati ma pasta, legumi e cereali, grazie alla filosofia di Giovanni. Ho riletto i miei appunti delle mie due Cape2Rio. Traversate di 31 giorni entrambe le volte. Nel 1973, dopo una settimana di mare tipo 40 ruggenti si aprono due vie d’acqua, dalla losca del timone e dall’astuccio dell’asse dell’elica, che gli uomini riparano stratificando vetroresina alla prima tregua, proprio mentre una balena affonda uno scafo concorrente. Nel bel mezzo dell’oceano poi, Sergio si ritrova con un’ulcera perforata, salvato all’ultimo dalla nave Taffelberg. Appuntamento perfetto per la precisione del punto fatto con le stelle. Rimasti in 3, con lo spi sempre a riva e poco vento, la regata diventa massacrante. Del 1976, dopo la solita partenza ventosa con la barca e lo stomaco sballottati da un mare impegnativo, ricordo il momento in cui con votazione unanime decidiamo di buttare a mare la cassetta dei lychee, dal profumo nauseante, e l’oca che ci avevano regalato e che la cuoca sognava di fare arrosto. Poi, giorni interi passati a cucire a mano gli spinnaker, che vengono rotti continuamente e a discutere su tutto, sotto un sole inesauribile.
Ida Castiglioni – Bolina

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