Archivio della categoria Barche e Viaggi

Estate 2011 – Programma di viaggio

Finalmente si avvicina l’estate e con essa la voglia di tornare a veleggiare per il Mediterraneo. Voglia di Mare, di Sole, di Vela, di Vita libera e salubre.
Per l’estate 2011 abbiamo previsto (Io e FFone) di partire da Palermo intorno al 10 di giugno e di navigare attraverso lo stretto di Messina e lo Ionio per approdare a Zante. Da li ho intenzione di navigare verso il Peloponneso, doppiare i primi due capi e, passando dalle isole di Citera e Anticitera, raggiungere Creta.
Due settimane per raggiungerla, due mesi per girarla, e poi rientro previsto a Palermo per metà settembre.

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Pannello fotovoltaico

Quest’anno ho montato finalmente un pannello fotovoltaico sulla mia barca a vela FFone. Si tratta di un policristallino da 145 W che eroga quasi 8 A collegato ad un regolatore da 10 A che alimenta le due batterie dei servizi da 180 A. Ho realizzato la struttura di sostegno con tubi inox 316 del diametro di 25 mm. Dopo tutti i calcoli teorici sui consumi e quindi sul tipo di pannello da montare, ho verificato sul campo la scelta fatta. Il risultato è stato che dopo una settimana di frigo elettrico, radio, computer, luci, senza mai accendere il motore, non ho mai avuto problemi di abbassamento di tensione delle batterie! Spesa contenuta e autonomia elettrica, più di così!


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Estate 2010 – Cicladi

Tra la fine di giugno e l’inizio di luglio, a bordo di un Beneteau Oceanis 411 noleggiato, partiamo da Paros e facciamo un giro tra le isole Cicladi meridionali. Salpiamo da porto di Paroikia e navighiamo tra le isole di Paros e Antiparos attraverso lo stretto e basso passaggio, 4 metri di fondo massimo rilevato allo scandaglio, con molta cautela e con l’uomo a prua di vedetta. Ci fermiamo a fare il bagno nei pressi degli scogli a sud del canale e poi nel pomeriggio proseguiamo per il porticciolo nell’isola di Iraklia. E’ una serata magnifica, nel minuscolo porto c’è soltanto una barca, scendiamo a terra e ceniamo molto bene in una piccola taverna sul porto. L’indomani navighiamo verso Amorgos e nel pomeriggio attracchiamo al porto di Katapola dove resteremo un paio di giorni per risolvere un problema al frigorifero che funziona ma non raffredda. Fortunatamente arriva il tecnico che risolve il problema. Potremo avere bevande fresche alle quali avevamo temuto di dover rinunciare. Nel frattempo scopriamo un altro serio inconveniente che ci creerà notevoli disagi. La randa avvolgibile è bloccata dentro l’albero e non si riesce in nessun modo a tirarla fuori. Ci proveremo ogni giorno ma senza esito. Ciò condizionerà la navigazione perchè a vela potremo andare solo con venti portanti. Nel frattempo il famoso vento delle Cicladi comincia a farsi sentire, nei giorni precedenti infatti era stato tutto calmo, ora invece soffia dai 20 ai 30 nodi costantemente e noi siamo impossibilitati a veleggiare bene a causa della randa bloccata. Lasciamo Amorgos che nel frattempo abbiamo visitato all’interno con l’ausilio di una macchina a noleggio, e facciamo vela (tra fiocco e motore perchè il vento soffia da NW) verso la baia di Manganari a sud dell’isola di Ios. Ormeggiamo in rada e trascorriamo lì la notte. L’indomani dirigiamo verso il porto dove abbiamo appuntamento con una persona che dovrebbe risolvere il problema della randa. Troviamo posto in banchina, aiuto una coppia di americani che non riescono ad ormeggiare accanto a noi tanto che sono costretto a salire a bordo e fare io la manovra, e aspettiamo. Naturalmente questa persona non viene, ci sentiamo diverse volte per telefono ma c’è sempre una scusa che ritarda l’appuntamento. La sera andiamo su in paese molto frequentato da giovani soprattutto inglesi, e il giorno dopo dirigiamo di nuovo a Manganari. Siamo a 15 miglia da Santorini dove vorremmo andare ma ci sono delle difficoltà che ci impediscono di farlo. C’è vento forte da NW che ci aiuterebbe all’andata, ma al ritorno l’avremmo contro e senza randa risalirlo sarebbe problematico, poi a Santorini non c’è possibilità di ormeggiare o ancorare all’interno della caldera e quindi alla fine decidiamo di rinunciare. Trascorriamo la notte in rada e l’indomani salpiamo per Siknos. Il porto è molto piccolo e parzialmente insabbiato, è possibile solo accostare di fianco alla banchina ma due barche occupano tutto lo spazio disponibile. Ancoriamo così davanti l’ingresso del porto su 4 metri con fondo di sabbia e scendiamo a terra con il tender. Prendiamo il pullman che ci porta in alto dove c’è il paese e ceniamo lì. Al ritorno … sorpresa! … il vento è aumentato e l’ancora sta arando portando la barca verso il largo. Corsa affannosa con il tender per raggiungerla e fortunatamente una delle barche al molo se ne va così possiamo attraccare e passare una notte tranquilla. Abbiamo scoperto così un altro inconveniente della barca, la linea di ancoraggio composta da un’ancora cqr di una decina di chili e da 60 metri di catena da 6mm sembra essere insufficiente a trattenere la barca quando il vento rinforza. L’indomani salpiamo alla volta di Folegandros dove arriviamo nel pomeriggio. Ci fermiamo al porto dove c’è un po di risacca e trascorriamo una piacevole serata in paese. L’indomani giro per l’isola e poi si parte per Poliagos dove ancoriamo in una baietta deserta. Giornata di relax e notte in rada sotto un bellissimo cielo stellato. Il giorno dopo partiamo alla volta di Sifnos, ormeggiamo in una cala a sud dell’isola e trascorriamo una piacevole giornata. La sera andiamo a Vathi, un bel porto naturale nella costa ovest dell’isola, dove ancoriamo in rada. Sbarchiamo, ceniamo e riusciamo anche a vedere una partita dei mondiali. L’indomani torniamo nelle calette a sud dell’isola, ma abbiamo qualche problema a mantenere l’ancoraggio. Il vento soffia forte e l’ancora spesso ara. La sera ritorniamo a Vathi e vediamo anche un’altra partita. Il giorno dopo decidiamo di costeggiare l’isola verso nord e poi navigare verso NE per raggiungere Paros dove dovremo riconsegnare la barca. Ma appena doppiata la punta nord dell’isola veniamo investiti da 40 nodi di vento da nord e onda molto formata che ci impediscono di fare la rotta scelta (impossibile con fiocco e motore risalire vento e mare) e decidiamo di ritornare a ridossarci nella cala a sud. Bella navigazione in poppa e ancoraggio difficoltoso tentato in due posti differenti. L’ancora non tiene e così andiamo davanti ad una grande spiaggia dove ancoriamo su 4 metri di fondo di sabbia con tutta la catena fuori. Il ridosso non è molto buono, entra risacca e si balla, e per tutta la notte controlliamo l’ancoraggio che dobbiamo rifare almeno una volta. L’indomani dovremo ritornare a Paroikia e se continuerà questo vento non riusciremo ad andare. Decidiamo, dopo avere consultato le meteo anche grazie agli amici a casa che ci danno notizie precise da fonte internet, di partire all’alba prima che il vento rinforzi ulteriormente. Alle 6 salpiamo e troviamo solo 20 nodi di vento che non ci impediscono di rimontarlo in direzione Paros. Arriviamo al porto in mattinata e ormeggiamo al molo esterno sulla nostra ancora. Trascorriamo la giornata in paese controllando di tanto in tanto l’ancora perchè il vento nel frattempo va aumentando. L’indomani mattina arriva il proprietario della barca, tenta anche lui disperatamente di sbloccare la randa senza successo, sbarchiamo appena in tempo perchè l’ennesimo colpo di vento speda l’ancora e lui è costretto a mollare gli ormeggi ed allontanarsi dalla banchina divenuta ormai una specie di trappola. Poi il ritorno a casa con tre voli e tante corse per recuperare il bagaglio che devo reimbarcare ogni volta.


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FFone

Fabrizio Lo Monaco è lo skipper. Da molti anni naviga fra il Tirreno Meridionale, la Tunisia e la Grecia. Insieme a lui potrete rilassarvi o prendere attivamente parte alle manovre della barca. All’ interno FFone dispone di un’ampia e comoda dinette, con la cucina disimpegnata per potersi liberamente muovere; 3 grandi cabine matrimoniali e due locali bagno molto funzionali. Tutti gli arredi e le rifiniture sono in legno massello.

L’Oceanis 381 è una barca comoda per la crociera ed è molto stabile in qualsiasi andatura
Il pozzetto è ampio per dare la possibilità all’ equipaggio di partecipare alle manovre.

Dotazioni:
Tender, fuoribordo, ecoscondaglio, radar, log, autopilota, salpaancora elettrico, gps cartografico ,vhf dsc, navtex, frigobar, caricabatteria, generatore 220V, pannello solare, trasponder AIS



Caratteristiche:
Progetto: Berret-Racoupeau
Modello: Oceanis 381
Cantiere: Beneteau
Anno: 1998
Lungh. f.t.: 11,46 m.
Larghezza: 3,93 m.
Pescaggio: 1,62 m.
Dislocamento: 6.800 Kg.
Motore: Volvo 50 Hp
Sup. Velica. 68 mq.

Vele: Randa steccata, Genoa avvolgibile, Yankee avvolgibile, Gennaker A2 con calza, Spinnaker S2 con calza.

Serbatoi acqua: 500 litri
Serbatoio gasolio: 120 litri

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Delfi

Situato nel centro della Grecia, alla quota di 570 metri sulle pendici sud-occidentali del mitico Monte Parnaso, non distante dal Golfo di Corinto e immerso in un paesaggio incantevole, il complesso del santuario di Apollo è al tempo stesso un eccezionale luogo di culto e un’area archeologica di straordinaria importanza.
Il santuario, affacciato sulla valle del fiume Pleistos e sovrastato dalle pareti rocciose incombenti Fedriadi (le “splendenti”) che formano le gole della Castalia da cui scaturisce una sorgente sacra, era disposto su terrazze artificiali e circondato da un recinto in muratura di 190 metri per 135, interrotto da nove porte. Una Via Sacra risaliva la collina fra una decina di tempietti innalzati da diverse città greche per depositarvi offerte periodiche; l’area era ornata da 3000 statue e altre opere d’arte, pochissime delle quali giunte fino a noi. Nella parte alta il tempio di Apollo ospitava nel suo locale più nascosto (l’àdyton) la profetessa Pizia quando pronunciava i suoi oracoli. Nessuna guerra o iniziativa pubblica importante veniva intrapresa senza consultarla, e anche la gente comune non esitava a porle quesiti di carattere personale. Delfi fu per oltre un millennio il punto di riferimento religioso di tutto il mondo ellenico, con notevoli riflessi anche sulla sfera politica e sociale.

L’area sacra di Delfi

L’origine dell’oracolo di Delfi risale all’età micenea, intorno al 1500 a.C, quando una semplice capanna di frasche di alloro costituiva un luogo sacro dedicato a Gea, dea della Terra; il sito era stato scelto perché una fenditura del terreno emanava esalazioni vulcaniche capaci di stordire chi le avesse respirate. In seguito, verso l’800 a.C, fu innalzato il primo tempio in pietra; vuole la leggenda che Apollo giovinetto vi affrontò e uccise il mostruoso serpente Pitone, introducendovi il proprio culto. Il tempio subì altre modifiche, fu circondato da un colonnato, mentre alla sommità dell’area sacra furono costruiti un teatro e uno stadio, nei quali ogni quattro anni si svolgevano giochi e gare poetiche e musicali in onore della Pizia. Accanto al tempio di Atena Pronaia (la guardiana del tempio) nel 390 a.C. venne eretto un tempietto a pianta circolare – la cosiddetta Thòlos di Marmarla – formato da 20 colonne marmoree doriche cui corrispondevano, nella cella, altrettante colonne corinzie. La funzione di questo tempio rimane sconosciuta. Anche a Epidauro nel santuario di Asclepio (il dio della medicina, figlio di Apollo) vi era un tempietto analogo che non si sa a cosa servisse: forse era dedicato al culto di un eroe o custodiva i serpenti sacri. Ma la thòlos di Delfi non poteva svolgere quelle funzioni.

L’ombelico del mondo

La mitologia greca racconta che un giorno Giove liberò due aquile ai confini estremi del mondo, per vedere quale fosse il suo centro. Le due aquile si ritrovarono a Delfi, sopra una pietra sacra fatta a cupola caduta dal cielo, ornata da un rilievo a maglia di rete. Oggi quella pietra, ritenuta l’Omphalòs o “ombelico del mondo”, si può osservare nel Museo Archeologico di Delfi (che custodisce, tra l’altro, la celebre statua dell’Auriga del 460 a.C). Per i Greci esistevano più “ombelichi”: se quello di Delfi era in assoluto il centro del mondo, vi erano anche quelli di ciascuna nazione, di ogni città, dei singoli luoghi sacri e così via. Questa credenza portò alla tradizione di inserire una pietra tondeggiante nella fondazione dei templi, ereditata poi da Etruschi e Romani e trasformata in quella che tuttora viene chiamata la “posa della prima pietra”.

L’oracolo

Chiunque intendesse consultare la Pizia doveva seguire una precisa procedura. Dopo essersi purificato nelle acque della Fonte Castalia, il pellegrino (alle donne non era permessa la consultazione) affrontava il “giudizio della capra”: l’animale veniva spruzzato con acqua fredda e se tremava poteva essere sacrificato. Pagato il tributo stabilito, il postulante presentava al sacerdote il proprio quesito scritto su una tavoletta; poi seguiva questi e la profetessa nel tempio, aspettava in un locale attiguo all’àdyton e infine otteneva la risposta dal sacerdote, quasi sempre dal significato dubbio e non di rado incomprensibile, tanto che era definita loxias, “ambigua”. La prima profetessa era una vergine che dava responsi una sola volta all’anno, il settimo giorno del mese bisio (febbraio-marzo), data di nascita di Apollo; ma dopo il rapimento di una giovane profetessa si preferì incaricare donne di oltre 50 anni di età. Con l’aumento continuo delle domande, le Pizie divennero due con una terza di riserva, che lavoravano il settimo giorno di ogni mese. Tuttavia i pellegrini provenienti da città con ambasciatori a Delfi potevano consultare l’oracolo ogni giorno, per cui le Pizie erano impegnate tutto l’anno. La profetessa di turno si recava al mattino alla Fonte Castalia, dove si purificava, beveva l’acqua della sorgente sacra Casotide e raccoglieva foglie di alloro, che masticava; veniva quindi portata in processione nel tempio, accompagnata dai sacerdoti e dai fedeli. Scesa nell’àdyton sedeva su un tripode d’oro posto sopra una fenditura, dalla quale respirava le esalazioni vulcaniche con una foglia d’alloro in bocca, cadendo presto in trance. Si dice che le risposte ai quesiti fossero suoni incomprensibili, trascritti e interpretati dai sacerdoti, i quali li presentavano ai fedeli in esametri o più raramente in prosa. Ma Plutarco, sacerdote a Delfi per trent’anni, ha scritto che era Apollo a ispirare visioni alla Pizia, la quale le traduceva con proprie parole.
O nel corso dei secoli cambiarono le procedure, oppure una delle due versioni è da ritenersi falsa. La grande affluenza di pellegrini a Delfi provocò un progressivo decadimento del profondo significato religioso iniziale. Venne perfino istituito un “oracolo rapido”, che rispondeva per sorteggio alle domande più semplici; ma non tutti si fidavano di queste risposte, per cui i sacerdoti si rifugiarono sempre più nell’ambiguità. L’opposizione di stimati filosofi a questo tipo di divinazione, l’affermarsi dell’astrologia e dei culti misterici come quello di Iside segnarono la decadenza e l’abbandono della consultazione a Delfi. Quando l’imperatore cristiano Teodosio nel 385 d.C. proibì l’oracolo, la fama e i fasti dell’antica area sacra ad Apollo erano ormai ricordi del passato.

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