Com'è noto la normativa italiana non prevede alcun obbligo di registrazione o di immatricolazione per i natanti. Lungi dall'essere una "lacuna normativa" come qualche media ha sottolineato, questa facilitazione burocratica (ed economica) rappresenta una condizione imprescindibile per la promozione del diporto nautico e per la diffusione della pratica della vela.
L'altra faccia della medaglia è però l'anonimato dei beni in oggetto che, essendo privi di sistema di identificazione, come una bicicletta possono essere esposti a diversi rischi, fra i quali il furto, la perdita di valore, e in alcuni paesi il divieto di fare ingresso nelle acque territoriali salvo presentazione di documenti inequivocabili che ne attestino la proprietà.
Così c'è chi ha pensato di creare un registro digitale per natanti. Il servizio battezzato DiportoChain è stato ideato da Noima, una startup veneziana, e sarà presentato in anteprima al Salone Nautico di Venezia, dal 29 maggio al 6 giugno.
Il passaporto dei natanti consiste fisicamente in una targhetta con QR-code da applicare sull'imbarcazione. Scansionata con lo smartphone questa consentirà di tracciare l'intera vita del natante, dall'acquisto alla vendita, compresi gli interventi di manutenzione, ordinari e straordinari. Il tutto tutelando la privacy delle persone interessate grazie alla tecnologia blockchain.
DiportoChain è rivolta a concessionari, società di noleggio, cantieri, broker e compagnie di assicurazione. Ma anche ai proprietari che registrando il proprio bene potranno renderlo identificabile, quindi accrescerne il valore. Essendo ancora in fase di lancio il servizio non ha ancora un tariffario ma i costi, ci hanno assicurato i produttori, saranno alla portata di tutte le tasche.