VECCHIE VELE: LA CROCIERA DEI CENTO GIORNI


La pesca dell'acciuga all'Isola di Gorgona, ha rappresentato una parte importante, anche se di minor rilievo, della grande avventura di Camogli sul mare, e si è affiancata per quasi due secoli alla storia dei velieri che hanno solcato i mari e gli oceani di tutto il mondo, con successo sempre crescente, sino all'avvento della navigazione a vapore che ha segnato il rapido declino della storia marinara della Città.
La "Crociera dei cento giorni", come veniva chiamata la campagna di pesca alla Gorgona, per la sua durata di circa tre mesi, dalla seconda domenica di maggio, festa di San Fortunato, sino a metà agosto, il giorno dell'Assunta, si svolse storicamente tra il 1810 e il 1918, ma da un documento conservato nell'archivio dell'Arciconfraternita dei SS. Prospero e Caterina si può rilevare come questa pesca venisse praticata sin dalla prima metà del XVIII secolo. Infatti nel libro cassa dell'Arciconfraternita si evidenzia che già nel 1742 i pescatori, di ritorno dalla campagna di pesca alla Gorgona, fecero una cospicua donazione in pesce salato, oltre alla decima dovuta all'Istituzione religiosa.
La rete usata per la pesca dell'acciuga alla Gorgona era la "manata"; una rete di cotone di circa ottanta metri di lunghezza con un'altezza tra i dieci e i quindici metri, armata di sugheri di galleggiamento e di piombi al fondo. Venivano usate anche reti con un'altezza minore, tra gli otto ed i dieci metri, dette "manate da fondo" per pescare nei bassi fondali. Le maglie erano piuttosto grandi, per evitare la cattura di novellame o acciughe troppo piccole, non adatte ad essere salate; ciò permetteva anche di mantenere alta la pescosità del mare.
Di solito venivano fatte due calate giornaliere, una al mattino ed una alla sera; praticamente un turno continuo. Naturalmente c'erano giorni in cui ci si doveva fermare per il mare agitato, ma ciò non era considerato un fatto negativo, perché si era notato che dopo una mareggiata il mare diventava più pescoso.
La salatura delle acciughe doveva essere fatta subito dopo la pesca, sia perché si era in estate, sia perché le acciughe dovevano essere salate quando avevano ancora un po' di sangue. La salatura avveniva in barili di legno che erano stati caricati prima della partenza da Camogli, come pure il sale marino, che veniva poi grossolanamente raffinato, prima di essere utilizzato, con un marchingegno chiamato macinello (di cui conserviamo un esemplare in Museo).
Per salare le acciughe bisognava disporle nel barile a strati incrociati, divisi l'uno dall'altro da uno strato di sale. Quando il barile era pieno, sopra l'ultimo strato di sale veniva posto un coperchio di legno o di ardesia (chiamato in genovese "tempegno"), di diametro leggermente inferiore alla bocca del barile, sul quale venivano posti grossi pesi che consistevano generalmente in massi raccolti nelle calette dell'Isola. Tenuto conto che il peso delle acciughe e del sale contenuto nel barile variava dai venti ai trenta chili, il peso sul coperchio doveva essere circa il doppio.
Per lo smercio delle acciughe salate si faceva scalo a Livorno, da dove venivano esportate in tutta Europa, ma soprattutto nel Regno Unito. Gli Inglesi erano infatti i maggiori consumatori del pescato della Gorgona. Livorno era sede di un Console Inglese, con funzioni di addetto commerciale, per cui il commercio delle acciughe verso questo Paese era molto facilitato. Il pescato che eccedeva la richiesta del mercato inglese veniva venduto in loco, al mercato libero, molto vivace. Inoltre i pescatori camogliesi approfittavano della sosta a Livorno per fare provvista di sale, proveniente dalle saline di Volterra.
(Effemeridi del Museo Marinaro Gio Bono Ferrari - Camogli)

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