Fu l'amianto presente nell'Amerigo Vespucci, il maestoso veliero-scuola della Marina Militare, a provocare a Salvatore Carminisi in servizio di leva nell'unità navale, il mesotelioma pleurico che lo condusse alla morte nel 2009. A stabilirlo nei giorni scorsi è stata la Corte di Appello di Torino, condannando lo Stato a risarcire moglie e figlia della vittima con 200.000 euro e un vitalizio.
Carminisi aveva prestato servizio nella Marina Militare dal 1971 al 1973 imbarcato a lungo nella sala macchina del Vespucci. Un ambiente dove era presente asbesto e in cui “mancavano sistemi di aspirazione e aerazione”. Un lasso di tempo sufficiente, secondo la Corte, a causare l'insorgenza della malattia, che si manifesta nel 2009 e causa la morte di Carminisi due anni dopo.
I famigliari avviano quindi una domanda di risarcimento per il riconoscimento del decesso come “vittima del dovere”, rifiutata dal Ministero della Difesa. Effetuano allora un ricorso giudiziario, ma una prima sentenza del Tribunale di Asti, in veste di Giudice del Lavoro, a novembre del 2017 lo rigetta. Da qui la richiesta di appellarsi contro la sentenza e la decisione della Corte di Appello di accoglierla riconoscendo alla vedova e alla figlia di Carminisi lo status di vedova e orfana di vittima del dovere.
Intanto anche “la nave più bella del mondo” è stata oggetto di una profonda bonifica degli ambienti, iniziata nel 1996 e completata nel 2011, che l'ha messa definitivamente in sicurezza.
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