Il pregio che hanno alcune lotte di potere è quello di fare emergere un po' di sporco destinato altrimenti a rimanere sotto il tappeto. La battaglia sulla rappresentanza della aziende nautiche che sta avvenendo tra Ucina, storica associazione del settore, e Nautica Italiana, sodalizio sorto recentemente in contrapposizione alla prima, ne è una pratica dimostrazione. Dopo i primi mesi di fair play e messaggi trasversali scambiati via stampa e tv, ora i due contendenti hanno iniziato a darsele. All'annuncio dei tre saloni nautici presentati da Ucina per il 2016, per esempio, Nautica Italiana ha contrattaccato organizzando altre due rassegne concorrenti.
Il colpo basso è stato sferrato, però, giovedì 29 ottobre da Carla Demaria, presidente Ucina, con una lettera ai soci in cui ha accusato l'ex onorevole Paolo Vitelli (si è dimesso lo scorso 17 settembre) di avere tentato di bloccare per un anno l'approvazione della legge di riforma del Codice della Nautica, molto attesa da Ucina e dall'intero settore, presentando una serie di emendamenti ostruzionistici. Fatto che, se fosse vero, sarebbe inqualificabile.
L'accusa di Demaria, però, non sembra scaturita solo da spirito di civile denuncia. Vitelli, infatti, oltre a essere deputato di Scelta Civica, è soprattutto il presidente dei Cantieri Azimut Benetti, il più grande gruppo privato del settore nautico al mondo e capofila dei dissidenti anti-Ucina. Sua figlia Giovanna è poi tra i fondatori di Nautica Italiana.
Tutto, purtroppo, lascia capire che siamo solo alle prime battute di una battaglia “navale” che rischia di mettere in pericolo quei timidi segnali di ripresa che sembrano affacciarsi sul nostro martoriato mercato nautico. Rischiando il naufragio.