Terremoto all'interno dell'Ucina, Unione delle aziende nautiche di Confindustria. A poche ore dall'inizio dell'assemblea per la votazione del presidente dell'associazione, prevista per venerdì 29 marzo, dieci aziende hanno lasciato l'associazione. Nello specifico si tratta di Apreamare, Arcadia Yachts, Azimut Benetti, Baia, CRN, Ferrettigroup, Maltese S.p.a., Marina di Varazze, Mase Generators e Salpa. Le motivazioni del gruppo dei “fuoriusciti” sono riportate in una lettera in cui si contesta ai vertici una gestione poco incisiva, guidata più dalle guerre di fazioni che da un sereno confronto sui programmi e le iniziative da mettere in atto per salvaguardare e rilanciare le industrie nautiche italiane. Ancora, nella lettera, viene ribadito come l'Ucina sembra occuparsi soltanto dell'organizzazione del Salone Nautico di Genova, mentre occorre un'azione continuativa che contrasti anche le scelte politiche sbagliate messe in campo in questi anni. Infine rimane aperta la questione della presidenza. Dopo il ritiro di Lamberto Tacoli (CRN), resta in lizza solamente Carla Demaria, candidata preparata ed esperta a giudizio dei “fuoriusciti”, ma rappresentante di un gruppo straniero (Beneteau-Montecarlo Yachts) i cui interessi sono in aperto contrasto con quelli italiani.
La posizione delle dieci aziende non è condivisa da Ucina, che in una nota fa sapere di non comprenderne le ragioni. Abbandonare proprio in questo momento sembra un attacco preventivo proprio nel momento in cui si stava ritrovando l'unità in seno all'associazione; una scelta, si legge ancora nella nota, «azionata nel momento in cui le imprese recedute si sono rese conto che il loro candidato non avrebbe raccolto i consensi necessari». Riguardo alla contestazione rivolta alla Demaria, Ucina risponde che questa fa già parte del consiglio direttivo e che è socia di un cantiere italiano (Montecarlo Yachts) che impiega in Italia oltre 300 dipendente.
Al di là delle ragioni delle singoli parti a farne le spese nella “guerra” all'interno di Ucina è sopratutto la nautica italiana. La crisi dell'associazione, iniziata a gennaio con le dimissioni dalla presidenza di Massimo Perotti, ha di fatto interrotto un'azione comune e la capacità di fare sistema dell'industria nautica italiana, che nonostante i primi cenni di ripresa sembra ancora lontana dal reagire adeguatamente alle nuove sfide internazionali.