E ora: “Vendée Globe”! Salpa l’Everest della vela


Ultime ore di attesa per i 33 navigatori che l'8 novembre salpano dal porto di Les Sables d'Olonne per il Vendée Globe, il giro del mondo in solitario e senza scalo nato nel 1989 e diventato un cult della vela oceanica. La sfida più dura della navigazione sportiva che si rinnova ogni 4 anni e per questo la più ambita. Già solo essere alla partenza, per tanti velisti è un traguardo, terminare la gara una vera impresa, vincerla un attestato che dà diritto a un posto tra i grandi navigatori. Il segnale del via è previsto alle 13,02 in un'atmosfera che sarà irreale. Non ci sarà infatti la consueta folla oceanica (centinaia di migliaia di persone, nella precedente edizione) che ogni volta accompagna l'uscita dei navigatori dal canale del porto francese. Anzi, non ci sarà nessuno: le ultime disposizioni anti Covid-19 del Governo francese hanno infatti proibito ogni tipo di assembramento pubblico. Gli appassionati dovranno accontentarsi di seguire le fasi della partenza in diretta sul sito della regata. Nulla cambierà invece per i velisti che a bordo dei loro Imoca 60, monoscafi di 18,28 metri, si apprestano a percorre oltre 24.000 miglia (circa 50.000 chilometri) passando per i tre grandi capi meridionali del pianeta: Buona Speranza, Leeuwin e Horn. Una rotta che alterna calme equatoriali e burrasche, caldo torrido e freddo polare, che fa incrociare le viscide alghe dei Sargassi e le minacciose lastre di ghiaccio (i growlers) alla deriva nella basse latitudini, tra i 40 Ruggenti e i 50 Urlanti. Un percorso rischioso, che non dà tregua.

 

Questa nona edizione della gara ha fatto segnare il record di partecipazione, con 33 concorrenti, di presenze femminili, con 6 veliste al via e di esordienti: 18 . Ci sono anche due coniugi, Samantha Davies e Romain Attanasio e  un disabile: Damien Seguin, oro alle Paralimpiadi di Atene 2004 e a Pechino 2008, al quale manca la mano sinistra. I velisti in gara vengono da 9 nazioni, con la Francia che come al solito fa la parte del leone con dieci concorrenti. L'Italia è rappresentata da Giancarlo Pedote, esordiente anche lui, ma con una notevole esperienza oceanica e soprattutto una grande grinta; è in gara a bordo di “Prysmian Group”, non tra gli Imoca più nuovi, ma comunque una barca in grado di garantire ottime performance; è il quinto italiano a prendere parte a questa regata. Tra i veterani della corsa ci sono Jean Le Cam, alla quinta partecipazione, a bordo di “Yes We Cam”, e l'inglese Alex Thomson che salpa per la quarta volta con i favori dei pronostici a bordo del suo “Hugo Boss”, Imoca 60 di terza generazione.

 

Protagonisti assoluti di questa sfida saranno comunque gli Imoca 60, le barche che da sempre vengono utilizzate per il Vendée Globe e che, adottati in molti casi i foil, le "ali" laterali che consentono di sollevare lo scafo dall'acqua, promettono prestazioni entusiasmanti; in particolari gli 8 cosiddetti di "terza generazione". Barche caratterizzate da foil più grandi ed evoluti geometricamente, in grado di offrire in condizioni ottimali un'incremento di velocità di circa 4-5 nodi rispetto ai modelli precedenti; potenzialmente quindi in grado di polverizzare l'attuale record conquistato dal francese Armel Le Cléac’h nel 2017 con il tempo di 74 giorni, 3 ore e 35 secondi. Oltre ad “Hugo Boss”, fanno parte di questa pattuglia di super-Imoca “Linkedout”, “Charal”, “Arkée Paprec”, “Dmg Mori”, “L'Occitane en Provenza”, “Apivia” e “Corum L'Erpagne”. Barche agonisticamente temibili, ma anche più fragili e difficili da condurre, e questo non esclude dunque una sorpresa da parte di una scafo di “vecchia” generazione, perché quando si affronta l'Everest della Vela contano soprattutto l'esperienza e un pizzico di fortuna.

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