Il gatto di bordo è un gatto imbarcato su mercantili, navi da ricerca e da guerra sin dai tempi antichi. I gatti sono stati imbarcati per molte ragioni, specialmente contro i roditori. I parassiti a bordo di una nave possono causare danni a funi ed oggetti in legno. Inoltre, i roditori sono un rischio per la cambusa e possono causare danni economici ai beni in stiva.
I gatti per natura attaccano e uccidono i ratti, la loro naturale capacità di adattarsi a nuovi ambienti li ha resi adatti per il servizio su una nave. Inoltre, offrono compagnia e senso di calore, sicurezza e cameratismo ai marinai lontani da casa.
I velieri diffusero il gatto domestico in quasi tutto il pianeta durante le esplorazioni del XV e XVIII secolo.
Il Consolato del mare, trattato di diritto commerciale marittimo rimasto in vigore fino al XIX secolo, disponeva che il comandante di ogni nave mercantile dovesse imbarcare un numero sufficiente di gatti per cacciare i topi, al fine di non rovinare le merci trasportate; inoltre, qualora durante il viaggio si fossero perduti i gatti per morte o altra causa, il comandante avrebbe dovuto rimpiazzarli acquistando altri gatti al primo porto d'approdo. L'inosservanza di tali regole avrebbe comportato una responsabilità contrattuale del comandante della nave, chiamato a rispondere personalmente dei danni causati dai topi a bordo.
Alcuni marinai ritenevano che il gatto polidattile fosse più adatto per catturare animali nocivi, probabilmente suggestionati dal fatto che tali gatti, disponendo di più dita, avessero un migliore equilibrio sulle imbarcazioni. In alcuni luoghi i gatti polidattili sono chiamati "gatti di bordo".
(Wikipedia)
In lingua inglese, è abbastanza impressionante la quantità di termini del gergo marinaresco che hanno, in qualche modo, a che fare coi gatti. Alcuni (tipo: cat's paw, la brezza; oppure cat walk, la passerella) si rifanno alle movenze sinuose del gatto, delicate come un leggero alito di vento e caute come il passo di cammina sulla pedana sospesa sull'acqua. O ancora: quello che in Italia si chiama "nodo a bocca di lupo", nel gergo marinaresco inglese si chiama cat hook, una ennesima allusione a quale e quanta dimestichezza dovessero avere i marinai d'un tempo con il simpatico felino.
Ma la rassegna non finisce qui, ché ci sono anzi casi ancor più eclatanti. Uno è quello che spiega l'etimo del cathead, anticamente una trave di ferro che sporgeva dalla prua, alla quale veniva assicurata l'ancora una volta sollevata, per proteggere lo scafo da eventuali urti. Ebbene: numerose illustrazioni d'epoca testimoniano come questo cathead fosse letteralmente una testa di gatto - giacché, incisa nel ferro a mo' di polena, se ne stava paciosa la testa di un micio. Messa lì con lo stesso spirito con cui noi mettiamo il cornetto sul cruscotto della macchina: a scopo apotropaico, per portare fortuna al viaggio.
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(Una penna spuntata)