Coronavirus, velisti italiani bloccati in Tunisia


Dal 2 marzo due velisti italiani sono bloccati in quarantena nel porto di Cap Marina a Monastir, in Tunisia. Si tratta del romano Luca Vitello e del siracusano Sergio Monteforti, salpati da Pantelleria il 29 febbraio a bordo del Vallicelli 54 “Katmandu” e fermati all'arrivo in porto dalle autorità tunisine perché sospettati di essere contagiati dal coronavirus. I due sono stati posti subito in totale isolamento e solo il 3 marzo hanno avuto la possibilità di allacciarsi alle colonnine dell'acqua e dell'energia elettrica della banchina grazie all'intervento del consolato italiano locale.
“Dopo aver ormeggiato – hanno spiegato i due velisti – il personale del porto ci ha chiesto di rimanere a bordo e aspettare le autorità. Dopo qualche ora si è presentata sul pontile, rimanendo ad una distanza di 10 metri da noi, una delegazione di più persone chiedendoci di rimetterci in mare e tornare in Italia o, come unica alternativa, di sottoporci ad una quarantena in una struttura da loro indicata a nostre spese e di dover effettuare sempre a nostre spese la disinfestazione della barca! Inutile è stato segnalare che durante le molte ore di traversata con mare formato abbiamo riscontrato avarie di bordo che non ci consentono di rimmetterci in mare in sicurezza”.


Vitello e Monteforti sono stati quindi sottoposti a una visita medica, che non ha rivelato alcun tipo di problema. “Nonostante questo – spiegano gli skipper – la quarantena è inevitabile, dovremmo rimanere così per 2 settimane. La buona notizia però è che questo soggiorno forzato lo possiamo passare a bordo del Katmandu e non in una struttura ospedaliera a nostre spese come paventatoci nei giorni scorsi fornendoci come alternativa solo quella di lasciare il porto. Detto ciò ci hanno trovato un ormeggio definitivo dove ci siamo appena spostati”.
I due navigatori, titolari della Seaemotion, una società che effettua crociere e corsi di vela, erano salpati per la Tunisia per effettuare delle manutenzioni alla barca in un cantiere locale e poi dirigersi in Egeo. Durante la navigazione hanno anche incontrato mare duro che ha provocato una serie di avarie a bordo tra le quali la rottura del pilota automatico.

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