COME CAMBIA LA VELA


27 febbraio - Lo sport olimpico si sta adeguando alle mode ma siamo sicuri che sia un bene? Si è parlato molto nelle ultime settimane delle nuove discipline che il CIO inserirà a Tokyo 2024. Ultima la breakdance sportiva, che segue l'onda degli Urban Sport già iniziata da alcune edizioni e che passando per lo skateboard, per quanto riguarda gli sport dell'acqua, ha portato all'inserimento del surf e del kyteboard.
La crisi dello sport giovanile, si dice, viene risolta con l'inserimento di discipline che possano attrarre i giovani. Da qui biciclettine che saltano, tavole che scivolano su neve o acqua, possibilmente con una buona dose di rischio... che fa spettacolo... sull'onda dei video consumati su YouTube alla velocità di click sempre più amorfi ed indistinti. Basta far traffico, dicono i nuovi manager della comunicazione sportiva, se poi i giovani restano seduti su divani e sviluppano solo i muscoli dei polpastrelli poco importa. Sono numeri. Oggetti da audience. Se hanno i muscoli atrofizzati importa poco.
Anche World Sailing insegue l'onda, puntando forte su una Vela Virtuale, Virtual Regatta, che di fatto allontana gli utenti da mare e vento, relegandoli a semplici variabili oggetto di campagne di marketing.
La vela praticata, secondo quella che era la federazione mondiale, è secondaria rispetto ad un non meglio definito "spettacolo" basato unicamente su una velocità a prima vista appassionante, ma poi ripetitiva ed anche un po' lontana dalle reali possibilità dell'utente velico medio.
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(Michele Tognozzi - Farevela)

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