“Vendée Globe” al traguardo: Le Cleac’h primo, con record


Armel Le Cleac'h ha dunque vinto il “Vendée Globe”, il giro del mondo in solitario senza scalo e assistenza, senza dubbio la regata più dura del mondo. Lo skipper francese a bordo dell'Imoca 60 “Banque Populaire VIII” ha tagliato il traguardo di Les Sables d'Olonne (Francia) alle ore 16,38 di giovedì 19 gennaio, dopo 74 giorni, 3 ore e 35 minuti dalla partenza, avvenuta il 6 novembre 2016 dalla stessa località. Un tempo record, il suo, che polverizza quello fissato nella precedente edizione dal connazionale François Gabart che aveva fatto fermare il cronometro dopo 78 giorni, 2 ore e 16 minuti. Il distacco è di 3 giorni e 22 ore e 41 minuti.  Le Cleac'h conclude quindi una regata da manuale, una rivincita dopo la bruciante sconfitta subita 3 anni fa quando arrivò secondo a sole tre ore da François Gabart. Un duello all'ultimo miglio che si è ripetuto anche in questa edizione con il testa a testa durato 24.000 miglia con Alex Thomson, lo skipper inglese che con il suo “Hugo Boss” ha marcato stretto il velista francese, prima di gettare la spugna all'inizio dell'ultimo bordo che portava al traguardo, quando ormai non c'erano più possibilità di superare l'avversario.

Partito in sordina, Thomson aveva preso la testa della gara dopo le isole di Capo Verde, a 7 giorni della partenza, e mantenendola fin oltre Capo di Buona Speranza. Il sorpasso di Le Cleac'h è avvenuto il 19° giorno, proprio nelle ore in cui "Hugo Boss", lanciato a 24 nodi di velocità, ha dovuto fermarsi a causa dell'urto con un oggetto alla deriva che gli ha danneggiato il foil di dritta. Da allora è iniziato l'attacco di Le Cleac'h, un duello che si è protratto per tutto l'oceano Indiano prima che “Banque Populaire VIII” prendesse il sopravvento, arrivando a doppiare Capo Horn con un vantaggio di oltre 700 miglia sull'inglese. Un divario che sembrava non rimontabile. Ma quando i giochi sembravano chiusi Thomson ha iniziato un'entusiasmante rimonta in Atlantico, una grande prova di bravura, tecnica e caparbietà per il velista inglese che l'ha portato ad appena 30 miglia dal leader. E chissà quale sarebbe stato l'epilogo della regata se avesse avuto la barca integra.

Questa edizione dell'Everest della vela, come viene anche chiamata questa difficile regata, oltre a essere la più veloce di sempre ha stabilito numerosi primati intermedi per i monoscafi. Armel Le Cléac’h ha abbassato di cinque giorni il tempo per arrivare sia a Cape Leeuwin (28 giorni, 20 ore e 12 minuti) che a Capo Horn (47 giorni e 32 minuti). Non da meno è stato il suo avversario Thomson, che può vantare il record di percorrenza dal via a Capo di Buona Speranza (anche in questo caso il tempo è stato migliorato di 5 giorni: 17 giorni, 22 ore e 58 minuti) e da Capo Horn all’equatore (13 giorni, 5 ore e 30 minuti). Ma lo skipper inglese ha anche stabilito il primato delle miglia percorse in 24 ore, ovvero 536,81. Numeri che oltre a sottolineare l'indiscussa bravura di questi due fuoriclasse hanno messo in evidenza le potenzialità della nuova generazione dei monotipo Imoca 60. Sia “Banque Populaire VIII” che “Hugo Boss” sono infatti due delle 7 barche in gara dotate di foil, le appendici laterali che oltre a diminuire lo sbandamento sollevano anche lo scafo sull'acqua: innovazione che oltre  a rendere possibili velocità medie mai raggiunte prima, si è anche dimostrata affidabile dissipando molti dei dubbi sollevati alla partenza.

Il “Vendée Globe” non è comunque terminato, oltre a Thomson, prossimo all'arrivo, restano infatti ancora 16 skipper in gara, 4 dei quali devono ancora raggiungere Capo Horn. Al terzo posto c'è il francese Jérémie Beyou, che con il suo “Maitre CoQ” si trova a poco meno di 700 miglia dal traguardo. Chiude la flotta il connazionale Sébastien Destremau che a bordo di “TechnoFirst-faceOcean” deve invece compiere ancora 9.400 miglia per entrare nel ristretto club di “quelli che ce l'hanno fatta”. Il Vendée Globe, comunque, anche quest'anno non ha smentito la sua fama di gara estrema, sono stati fino a ora infatti 11 su 29 i concorrenti costretti ad abbandonare. A causare la maggioranza dei ritiri, i danni provocati dall'impatto con oggetti galleggianti.

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