FFone estate 2014


Finalmente sono a Monastir. La barca è già pronta a partire e io pure. Devo solo riparare il supporto dell’antenna VHF perchè i rivetti hanno ceduto. Il lavoro viene svolto dal marinaio del marina che va in cima all’albero durante la pausa pranzo. Controllo le meteo e decido di salpare l’indomani mattina. Espleto le formalità col marina, la polizia, la dogana e finalmente mi lasciano andare. Navigazione senza storia, tutta a motore, fino a Pantelleria. Mi fermo alla fonda, quando è gia buio, davanti Scauri. Notte tranquilla e partenza l’indomani per Sciacca. Anche questa navigazione procede a motore senza problemi, arrivo a Sciacca nel pomeriggio e ancoro all’esterno del molo. Serata tranquilla e notte con calma di mare e di vento.

Al mattino si parte con destinazione Porto Empedocle, ma poi decido di continuare perchè si alza un bel vento da ponente che mi spinge velocemente verso Licata. Mi fermo all’ancora all’esterno del molo di levante mentre il vento aumenta di intensità. Rimango bloccato due giorni perchè il vento soffia sempre a più di 25 nodi. L’ancoraggio il secondo giorno diventa scomodo e rollante. Passo così molto tempo a terra in compagnia di Antonio, spagnolo in navigazione verso le Baleari, la cui compagnia trovo molto gradevole. Siamo le uniche due barche ferme alla fonda. Tutte le altre sono in porto, dove c’è spazio anche per stare alla fonda. Lezione imparata in caso dovesse ricapitare la stessa situazione. Finalmente il vento si calma e allora salpo in direzione Ragusa. Bella veleggiata con un ponente di 12 nodi e piccolo inconveniente all’avvolgitore del gennaker. Lo smonto, elimino un pezzo di metallo che bloccava tutto e lo rimetto in servizio. Arrivo al marina di Ragusa, faccio carburante e mi sistemo all’ormeggio assegnato. L’indomani approfitto e vado in testa d’albero a sistemare la luce di fonda che non si accende. Trascorro una tranquilla giornata in ozio, la sera passeggiata sul lungomare,e il giorno dopo faccio vela per Porto Palo dove arrivo nel pomeriggio. Relax, bagno, passeggiatina a terra, cena e nanna. Il mattino dopo parto e mi ancoro a ridosso dell’isola di Capo Passero. Faccio il bagno e dopo pranzo si alza una brezza di circa 15 nodi. Cerco di salpare l’ancora ma il verricello dopo i primi tre giri si ferma. Panico! L’ancora è incastrata tra le rocce a 15 metri di profondità, il verricello non funziona mentre il vento continua ad aumentare! Finito il relax. Preparo il bombolino da 10 litri e mi immergo. Libero l’ancora con fatica perchè la barca su strattona e risalgo rapidamente. Mi libero della bombola, indosso i guanti da lavoro e, a mano, salpo catena e ancora. Grande invenzione l’adrenalina! A questo punto metto in rotta per Siracusa dove spero di fare riparare il salpaancora. Durante la navigazione telefono a Ciro, amico napoletano che si trova al porto vecchio di Siracusa e gli chiedo di intercedere per avere un ormeggio. Arrivo nel pomeriggio, ormeggio e domando se qualcuno mi può aiutare. Purtroppo è sabato pomeriggio e quindi bisogna aspettare lunedì. Così due giorni dopo prendo accordi con un tecnico catanese il quale smonta il salpaancora e me lo riporta riparato dopo altri due giorni. Rimango così cinque giorni al pontile, giorni che trascorro in compagnia di Ciro e fratello e di altri diportisti in transito. Riparato il salpaancora, lascio il pontile e mi trasferisco in rada al porto grande. Rimango altri tre giorni e finalmente arriva la mia compagna con il bus da Palermo.

La sera ceniamo con Ciro & amici e l’indomani partiamo direzione Taormina. Navigazione tranquilla a motore e sosta in rada davanti la spiaggia di Giardini Naxos. Durante la notte la barca rolla sempre di più e, non riuscendo a dormire, salpiamo alle due di notte in direzione Roccella Jonica. Onda grossa da nord, si procede a motore malamente sballottati. Dopo poco arriva il vento che rapidamente aumenta fino a 30 nodi. Ecco spiegate le onde! Riduco vela e comincia una bolina che ci farà arrivare nei pressi di capo Spartivento. Da segnalare una collisione evitata all’ultimo minuto con una barca a vela che procedeva a motore con le luci di navigazione accese proveniente dalla mia sinistra. La vedo, la seguo, mi dico … io ho diritto di rotta lui manovrerà … Lo evito all’ultimo con una manovra decisa e passandogli a poppa mi accorgo che sul ponte non c’è nessuno! L’idiota dormiva. Ok, è andata bene. Superato capo Spartivento il vento sparisce e facciamo le ultime miglia a motore. Ormeggiamo al finger nella zona transiti e per cena ci facciamo mezzo metro di pizza al ristorante del porto. Novità di quest’anno, c’è una società che ora gestisce i transiti, si prende 40 euro e rispetto agli altri anni non c’è un sevizio in più che giustifichi tale pretesa. Sono anni che passo di qui e si è passati dalla completa gratuità ai 40 euro senza che ci sia stato alcun cambiamento. Anzi, un cambiamento c’è stato, si sono rotti due finger e non li hanno mai riparati! E così l’indomani si parte e si fa rotta verso Crotone. Oggi si traversa il golfo si Squillace che gode di una pessima fama. Quasi tutto a vela con una brezza gentile fino a capo Colonne, poi motore fino a Crotone. Sosta carburante e ormeggio allo Yacht Kroton Club. Serata piacevole con passeggiata e cena sul lungomare e poi a nanna.

La mattina dopo partenza di buon’ora in direzione Santa Maria di Leuca. Bolina larga, traverso con 15/20 nodi di vento e mare formato. 11 ore tutta vela e arrivo al marina dove ormeggiamo. Studiamo le meteo e rileviamo che il tempo non è favorevole per la traversata del canale di Otranto. L’indomani mattina, infatti, ci sono 25 nodi, e ne approfittiamo per sostituire la batteria motore che nel frattempo ha deciso di morire. 6 anni di onorato servizio … ha fatto il suo dovere. Il giorno dopo il vento si è ridotto a 15 nodi da nw e allora salpiamo in direzione Othoni.

Bella navigazione a vela e all’arrivo diamo fondo nella caletta davanti il paesino. Ci sono tante barche e riesco a trovare un posto che penso non dia fastidio al traghettino che arriva qui al piccolo moletto. Andiamo a terra e durante la cena arriva il traghetto. Non è più quello piccolino che ricordavo io. Questo è grosso! Suona come un matto e fa una manovra incredibile in mezzo alle barche dando fondo all’ancora esattamente 2 cm dietro la mia poppa. Io da terra pensavo che mi avrebbe buttato l’ancora in pozzetto! Ormai è fatta, la barca non è affondata, finisco di cenare e torno in barca. Guardo con terrore l’ancora del traghetto sotto la mia barca, e mi sposto velocemente. Se dovesse partire stavolta mi verrebbe di sopra. Trovo un angolino possibile e passiamo la notte con la catena dell’ancora che gratta sopra gli unici scogli di tutta la rada! La mattina dopo leviamo l’ancora e ci spostiamo nell’isola di Erikousa. Diamo fondo davanti la spiaggia e scendiamo a terra. Il paesino è minuscolo, l’ormeggio un poco rollante. L’indomani si parte destinazione Kassiopi, a nord nell’isola di Corfù. Arriviamo nel pomeriggio e troviamo un posto nel piccolo porticciolo di questo graziosissimo paesino. La sera c’è anche una festa con tutte le barche addobbate. Molto carino. Poi il giorno dopo partiamo per Kerkira. Ci fermiamo prima per fare il bagno e arriviamo nel pomeriggio a dare fondo davanti il NAOK Yacht Club. Scendiamo a terra e veniamo a contatto, dopo tanti giorni di quasi solitudine, con le migliaia di turisti che si concentrano qui. Dopo Kerkira ci spostiamo a Petriti dove troviamo posto al moletto. Stiamo qui un paio di giorni facendo bagnetti e passeggiate. Qui tutto scorre lentamente e la vita è proprio tranquilla. Riusciamo anche a fare acqua approfittando dei duecento e passa metri di tubo del catamarano austriaco ormeggiato accanto a noi. Hanno spostato il rubinetto dell’acqua all’inizio del molo ad uso quasi esclusivo dei pescatori. Peccato, prima ce n’era uno in testa al molo e serviva benissimo le barche in transito. L’indomani veleggiata verso Plataria, dove non ero mai stato, sosta all’ancora davanti la spiaggia per un bagnetto poi fuga verso il porto perchè nel frattempo il vento ha cominciato a soffiare gagliardo. La notte passa tranquilla e la mattina dopo salpiamo in direzione Sivota. Ci fermiamo all’ancora con cima a terra tra le isolette di Murtos. Peccato che per tutto il giorno ci passano davanti la prua decine di motoscafi e gommoni. In serata facciamo la lunga navigazione col tender verso il porto. Trascorriamo la sera in paese, vediamo il tramonto che qui dicono sia famoso e poi altra navigazione impegnativa, c’è mare che entra tra Sivota e Murtos, per tornare in barca. La mattina dopo veleggiata verso Paxos, arrivo a Lakka a diamo fondo in rada. Qui è sempre bello, affollato ma bello. Trascorriamo il tempo facendo vari bagni e poi passeggiata e cena in paese. Il giorno dopo comincia ad aumentare il vento. Decido di ancorare in tre metri d’acqua nell’angolo più riparato del porticciolo, dove ero già stato in passato. Il vento aumenta fino a più di 25 nodi e dopo un pò comincia a entrare risacca nella rada. Noi siamo al riparo, la barca tira sulla catena ma l’ancoraggio tiene. Noi scendiamo a terra e mentre siamo seduti ad un bar arrivano due raffiche violentissime. Mi alzo, guardo in direzione della barca e non la vedo più. L’ancora ha spedato e la barca è finita su quelle che sono attraccate al moletto. Corro subito a bordo e tonneggiando sull’ancora mi distanzio dalle altre barche. Poi accendo il motore e finalmente, con l’elica libera da eventuali cime a mare, mi sposto. Nel frattempo due ragazzi del posto mi hanno aiutato e mi dicono che sotto il sottile strato di sabbia c’è roccia. Ecco perchè l’ancora ha mollato ed ecco perchè mi consigliano di ancorare nella rada. Proviamo a dare fondo 4 volte ma l’ancora non tiene perchè troviamo sempre posidonia e la mia delta non fa presa. Finalmente trovo un angolino col fondo di sabbia dove l’ancora tiene e ci fermiamo…. si fa per dire … perchè si rolla maledettamente. Ovviamente la prua sta in una direzione e l’onda di risacca, ormai ben formata, entra esattamente a 90 gradi. Trascorriamo così la notte peggiore di tutta la vacanza. Non si dorme e si sorveglia la tenuta dell’ancora. Il vento diminuisce solo dopo l’alba. Il tempo di levare l’ancora e siamo in navigazione diretti al porto di Gaios. Bella navigazione con onda ben formata in poppa. Arrivo e ormeggio con ancora e cima a terra nel bellissimo porto canale. Finalmente fermi e al sicuro. Trascorriamo lì due giorni, facendo anche il bagno ad Antipaxos, e torniamo poi a Petriti dove ci fermiamo alla fonda accanto al porto.Il giorno dopo torniamo a Kerkira e ormeggiamo al molo del NAOK. Ultimo giorno con la mia compagna, domani prenderà l’aereo per tornare a casa. Solito bagno di folla e meritato riposo. L’indomani la accompagno in aeroporto e dopo la partenza torno in barca. Mollo gli ormeggi e mi fermo in rada davanti la città. Brutta giornata trascorsa in solitudine. Nel frattempo il mal di testa che mi era cominciato qualche giorno prima va aumentando. La cosa non mi piace e così decido di fare rotta per rientrare. La mattina dopo salpo in direzione Kassiopi dove arrivo nel primo pomeriggio. Ormeggio al molo stando molto attento alle rocce subito dietro il timone. Allungo molto l’ormeggio per allontanarmi dal pericolo e uso il tender per passare dalla barca al molo. L’indomani partenza di buon mattino e arrivo nel pomeriggio a Othoni. Stavolta la baia è quasi vuota e non ci sono problemi col traghetto. Poi partenza per Leuca, tutta a vela, notte in rada davanti il porto, e poi altra navigazione a vela per Crotone. Arrivo nel tardo pomeriggio dopo 11 ore di navigazione in condizioni fisiche disastrose. Il mal di testa ormai non passa più neanche con le medicine. Ormeggio e col taxi vado in ospedale. Faccio la TAC e per fortuna escludono le cause peggiori. Trovano la pressione arteriosa alta, mi danno un diuretico e mi dimettono. Due giorni dopo prendo il treno per tornare a casa e risolvere il problema. Fortunatamente le persone incontrate allo YKC di Crotone si sono dimostrate disponibili ad aiutarmi e sono anche diventato socio del club. Lascio FFone qui per il prossimo inverno. Credo proprio sia in buone mani.



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